Abstract: La presente comunicazione prende in esame gli Indikà di Megastene, opera etnografica sull'India scritta da un ambasciatore seleucidico alla corte di Candragupta Maurya agli inizi del III sec. a.C. Superando una tradizione di studi, che utilizzano quest'opera esclusivamente per una conoscenza della società indiana alla fine del IV sec. a.C., si cerca di analizzarla nell'ambito letterario e storico, che le compete, per capire l'utilizzazione del genere etnografico in un periodo delicato come quello del primo sorgere e consolidarsi delle dinastie ellenistiche. In questa ottica gli Indikà rivelano un carattere propagandistico, basato sull'idealizzazione di una terra, conseguita, da un punto di vista letterario, con l'adozione di una collaudata struttura letteraria, logicamente ed organicamente organizzata, e di tutta una serie di categorie etnografiche « scientifiche », consolidatesi fin dal V sec. a.C., in grado di giustificare una necessaria e meccanicisticamente concatenata idealità climatica, geografico-biologica, politica e sociale. Alla luce di ciò si capisce l'organizzazione razionale in un quadro logico ed unitario di notizie a carattere idealizzante e favoloso della precedente etnografia greca, di notizie di origine indiana, di notizie autoptiche, in un'opera che non si pone primariamente l'obiettivo di una conoscenza « vera » dell'India, quanto quello di offrire un modello politico-sociale ideale ad una compagine politica in grave difficoltà, per disparità geografiche, etniche, storiche e culturali, come l'impero seleucidico.
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