Abstract: Compiuta l’unificazione politica dell’Italia si pose il problema della valorizzazione del patrimonio delle antichità e del loro studio nelle Università. Occorreva riordinare il sistema eterogeneo ereditato dagli stati preunitari. Una delle figure più eminenti dell’archeologia italiana nella seconda metà dell’Ottocento fu Giuseppe Fiorelli che volle creare una Scuola per la formazione di giovani archeologi a Pompei. Altri antichisti si interrogavano se non fosse opportuno importare in Italia il modello di insegnamento vigente nelle Università tedesche, la cui autorità risaliva a J. J. Winckelmann e si era consolidata con studiosi come H. Brunn. Ne nacque un dibattito che si collocò nell’ambito dell’uso delle antichità imperiali di Roma da parte del nuovo stato come immagine laica da opporre alla Roma papale. Nel 1889 il ministro dell’Istruzione Michele Coppino si fece promotore del rilancio della scuola italiana di archeologia e del concorso per la nuova cattedra di Roma. Si presentarono due candidati, Paolo Orsi ed Emanuel Löwy, l’uno di formazione antiquaria con molte esperienze di scavo ; l’altro storico dell’arte sulla scia della Kunstarchäologie tedesca. La scelta di quest’ultimo impresse un corso all’insegnamento archeologico in Italia che ha dominato gran parte del ’ 900.
No Comments.